“Un rico pastel” è un’opera teatrale che narra di un padre malvagio e perverso che pianifica perfettamente come manipolare sua figlia, rendendola assuefatta e dipendente dalle caramelle, dalla televisione, dalla bellezza superficiale. Questa figura utilizza identità come la chiesa, la politica e la cruda realtà del mondo per terrorizzare la bambina nell’intento di allontanarla da una qualsiasi formazione educativa, creando così un essere fragile quanto vulnerabile, facile da manipolare.
L’opera viaggia su due binari percettivi e trova il senso nella metafora. Il susseguirsi di eventi rendono protagoniste dell’opera la crudeltà, la forza, l’assuefazione e la vulnerabilità. Sarà proprio nel nefasto atto che si consuma nella scena e nella riflessione da esso derivante che si apre il secondo binario che dà il senso ultimo all’opera, ovvero il rapporto tra potere ed individuo. Ecco Juan, l’emblema del potere narcisista che mette in atto meccanismi di manipolazione sociale. Poi c’è Juana emblema dell’individuo comune, dell’orfano sociale, dell’ignoranza imposta, la diretta vittima del sistema.